a cura di:
Laboratorio di Sostenibilità ed Economia Circolare
Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

 

beeswax wraps

 

Siamo sommersi dalla plastica (Romei RePlastics, 2021). Questo poliedrico materiale ha ormai invaso ogni ambiente naturale, arrivando ad essere rilevata nella neve dei ghiacciai come nella lava rilasciata dall'eruzione dei vulcani (Bergmann et al., 2017). La plastica che usiamo ogni giorno è composta da lunghe catene molecolari che derivano dal petrolio. Queste catene sintetiche stabili la rendono un materiale non biodegradabile; pertanto, non è suscettibile all'azione degli enzimi microbici. Per questo motivo, la degradazione di questi composti avviene solo per mezzo di degradazione abiotica, attraverso processi quali la fotodegradazione o la idrolisi. Nonostante la plastica sia utile in moltissime applicazioni quotidiane, se dispersa, non è un materiale amico dell'ambiente. Impiegherà centinaia di anni per degradarsi e lo farà comunque decomponendosi, frammentandosi in nanoparticelle che rimarranno per sempre negli ecosistemi. La plastica è difatti come i diamanti: “dura per sempre”. Tutta la plastica prodotta, da qualche parte su questo pianeta, esiste ancora (Greco, 2020).

 

Le stime ci dicono che l’accumulo di plastiche è così evidente da arrivare a coprire l’80% dei rifiuti marini registrati (Bergmann, 2016) e quando entra negli oceani la plastica non si degrada mai. Ormai non esistono comparti biologici che non subiscano l’impatto di questa aliena presenza. Per questo motivo, possiamo dire che non si tratta più di allarmismo: la dispersione della plastica negli habitat naturali sta modificando gli ecosistemi, lasciando tracce - spesso invisibili ad occhio nudo - sotto forma di microplastiche e nanoplastiche. Quest’ultime le ritroviamo anche nel corpo umano, entrate definitivamente a far parte della catena alimentare (Ragusa et al., 2021). Le ricerche ci dicono che siamo arrivati ad ingerire 5 grammi di plastica alla settimana, l’equivalente di una carta di credito (Wit & Bigaud, 2019). Un problema ambientale dilagante che assume conseguenze di cui ancora sappiamo poco perchè gli effetti e le interazioni di questi fenomeni rimangono ancora da studiare.

 

Nel 2016, secondo i dati della Banca Mondiale, la produzione di rifiuti solidi urbani ha toccato i 2 miliardi di tonnellate. Queste stime sono destinate a raddoppiare entro il 2025, con metà dei rifiuti costituita da plastica e metalli. Tutto questo diventa ancora più drammatico quando scopriamo che solo il 9% della plastica giunta al termine del suo utilizzo è stata effettivamente riciclata. Uno studio del 2017 ha infatti calcolato il totale di tutte le plastiche prodotte dagli anni Cinquanta - il periodo di nascita e sviluppo delle prime forme plastiche - ad oggi, analizzando la loro destinazione finale (Geyer, Jambeck & Law, 2017). Ormai conosciamo il problema, grazie alla continua sensibilizzazione dell’opinione pubblica, eppure facciamo ancora difficoltà a separarcene. Siamo talmente abituati alla plastica da non farci nemmeno più caso; è la normalità nelle nostre case, arrivando anche ed essere presente nel cibo che mangiamo e nell’acqua che beviamo (Greco, 2020).

L’Unione Europea ha voluto ovviare a questo problema intervenendo a livello normativo con la Direttiva SUP - Single Use Plastic. La Direttiva dell’Unione Europea UE 2019/904 sulla plastica monouso, è entrata in vigore il 3 luglio del 2019 con l’obiettivo di contrastare la creazione di rifiuti plastici. L’intervento normativo, in particolare, vieta dal 2021 l’utilizzo di alcuni prodotti in plastica monouso per i quali esistono alternative, tra cui piatti, posate e cannucce.

 

Chiaramente impegnarsi nell’eseguire una corretta raccolta differenziata se si tratta di imballaggi (rifiuto indifferenziato/residuale se si tratta di plastica non da imballaggio), è il punto di partenza ma...

 

...Come possiamo intervenire per eliminarla dalle nostre dispense e conseguentemente dai nostri mari e terreni?

 

Scopri con noi 10 buoni consigli:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scarica gli approfondimenti:

 

  La plastica nel piatto

 

  Direttiva SUP

 

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