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Michel Balzy, Sculptcure , 2003-2007, arance, dimensioni variabili, Torino PAV Courtesy
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Anche se è un concetto all’apparenza intuitivo non esiste una definizione univoca di spreco alimentare.
Vi sono infatti due espressioni in lingua inglese che vengono al proposito usate alternativamente: 'food waste' e 'food losses'.
La prima, senza distinguere fra prodotti commestibili e non, indica i prodotti alimentari 'scartati' nei diversi stadi della filiera agroalimentare, la seconda si riferisce ai soli prodotti commestibili che vengono 'persi' nei diversi stadi della filiera, cioè non venduti o consumati da coloro per cui sono stati prodotti.
Abbiamo voluto evidenziare l’esistenza di una questione terminologica perchè da qui trae origine l’incertezza su quanto si spreca, essendo del tutto evidente che le misure rilevate variano a seconda dell’oggetto della rilevazione. Esistono, quindi, stime diverse sull’entità dello spreco che, proprio per la ragione che dicevamo, possono apparire – ma in realtà non lo sono – inattendibili. Noi ve ne diamo alcune: secondo la FAO, 1/3 dell’intera produzione agricola mondiale viene sprecato, secondo il Politecnico di Milano, in Italia la misura dello spreco è di 6.000.000 di tonnellate annue, 101 kg a testa, mentre il recentissimo Rapporto sullo spreco domestico realizzato da Knowledge Expo (il nuovo Osservatorio di SWG e Last Minute Market con l’apporto dell’Osservatorio nazionale sugli sprechi Waste Watcher) quantifica in 213 g di cibo buttati lo spreco settimanale pro capite per un costo complessivo di 8,7 miliardi di euro ogni anno.
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