I livelli di eccedenze e sprechi alimentari si differenziano a seconda delle caratteristiche specifiche dei diversi modelli di produzione, distribuzione e consumo del cibo, dipendono cioè dai differenti tipi di sistema alimentare.

 

Se infatti si mettono a confronto il sistema agroindustriale da un lato e i sistemi agricoli locali dall’altro risulterà che nelle filiere corte, locali e biologiche (vendita in azienda, mercati e negozi degli agricoltori) lo spreco è mediamente 3 volte inferiore a quello dei sistemi convenzionali; in reti alimentari ancor più capillari, su base ecologica, locale, solidale e di piccola scala, lo spreco arriva a essere circa 8 volte inferiore. (Fonte Vulcano G., Ciccarese L., 2018 - “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” - ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

 

Prevenire e ridurre lo spreco alimentare - Articolo a cura di Giulio Vulcano, Lorenzo Ciccarese

 

 

Perché l’agricoltura industriale genera maggiori sprechi ed eccedenze? 

Perché ciò che la contraddistingue è l’esigenza di produrre a costi inferiori maggiori quantità di prodotti standardizzati. 

Ciascuno di questi fattori (e proattivamente il loro insieme) determina sovrapproduzione e mercificazione del cibo che rappresentano l’uno, la principale causa strutturale dello spreco (che non potrebbe esistere senza surplus produttivo) e l’altro, la principale giustificazione comportamentale dello spreco (se il cibo è una merce come tante che costa pure poco quando non piace o ce n’è troppo lo si può gettare senza particolari remore). 

Ulteriori occasioni di spreco presenti nel sistema agroindustriale sono rappresentati dalla “lunghezza” della filiera e dai trasporti e dalla riduzione che ne consegue - almeno per i prodotti freschi - del tempo utile per il consumo fruibile dal consumatore finale. 

Dunque, se si vuole incidere strutturalmente sul problema dello spreco alimentare occorre modificare i modelli di produzione e consumo orientandoli verso forme che favoriscano un riavvicinamento dei due momenti cioè verso sistemi agricoli locali.

 

Langhe

 

Che cos’è un sistema agricolo locale?

Il Joint Research Center (JRC) dell'Unione Europea descrive il Local Food System come "un sistema alimentare in cui gli alimenti sono prodotti, trasformati e venduti al dettaglio all'interno di un'area geografica definita (entro un raggio da 20 a 100 km circa)”.

 

In Italia “i prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero sono quelli provenienti da luoghi di produzione (…) posti a una distanza non superiore a  70  chilometri  di  raggio  dal  luogo  di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del  luogo  di vendita (…)” art. 2, c. 1, lett. a), legge 17 maggio 2022, n. 61

 

 

Quali le sue principali caratteristiche?

La prossimità geografica, pur fondamentale nel caratterizzare il sistema agricolo locale, non è l’unica sua caratteristica distintiva. L’accompagnano la cosiddetta prossimità relazionale, cioè la tendenziale assenza di intermediari tra produttori e consumatori(*) e la particolare valorizzazione della figura del produttore che, conosciuto o riconoscibile dal consumatore, diviene garante della qualità del prodotto.

 

(*) In Italia “si intendono per  prodotti  agricoli  e  alimentari  nazionali  provenienti  da filiera  corta:  i  prodotti  la  cui  filiera   produttiva risulti caratterizzata  dall'assenza  di  intermediari  commerciali, ovvero composta da un solo  intermediario  tra  il  produttore,  singolo  o associato in diverse forme di aggregazione, e il consumatore  finale (…)” art. 2, c. 1, lett. b) legge 17 maggio 2022, n. 61.

 

 

Questo modello ha un ruolo fondamentale nella transizione verso un più inclusivo, resiliente e sostenibile food system e la stessa UE nella “Farm to Fork Strategy” ne sottolinea l’importanza in questa fase. "Come stabilito dagli obiettivi di sviluppo sostenibile, questa transizione dovrebbe garantire ai consumatori l'accesso a cibi sani e nutrienti, una migliore remunerazione degli agricoltori, la conservazione delle risorse naturali e la mitigazione dei cambiamenti climatici (Assemblea generale delle Nazioni Unite, 2015)".

 

La capacità dei sistemi agricoli locali di rappresentare un modello in grado di funzionare anche in situazioni emergenziali, quali quelle determinate dal Covid-19, è stata riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) che ha creato un hub di sviluppo e coordinamento di strategie volte a favorire un “equo, inclusivo e resiliente sistema agricolo locale”, composto da Università, esperti e stakeholder, assegnandogli un importante budget.

 

 

Quali i suoi vantaggi?

In effetti numerosi sono i vantaggi che ne derivano, anche se la loro effettiva portata dipende dalle caratteristiche che assumono in concreto i sistemi locali. 

 

 

 

Come possiamo contribuire a supportare un sistema agricolo locale?

Sostenere i sistemi agricoli locali comporta una serie di benefici: supporta l’economia e le comunità locali, aiuta i piccoli produttori, preserva il paesaggio locale, tutela l’ambiente e consolida un tessuto di aziende agricole al servizio della comunità.

 

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